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Passato! (Ricordi)

di Giovanni Verga

Quiquando la città è più festosa e la folla più allegrapensoalla campagna lontanalaggiùfra i miei montidietro il mare azzurro.

Penso ai sentieri verdeggiantialle siepi odorosealle lodole chebrillano al solealla canzone solitaria che sale dai campimonotona etriste come un ricordo d'altre patrie.

Penso a quell'ora dolce del tramontoquando l'ultimo raggio indora lenevi della montagnae il fumo svolgesi dai casolarie le campane degliarmenti risuonano nella vallee la campagna si nasconde lentamente nellanotte.

Penso a quell'ora calda di luglio quando il sole innonda la pianurariarsae il cielo fosco di caldura sembra pesare sulla terrae il grillonelle stoppie canta la canzone dell'ora silenziosa.

Penso alle notti profondealle lucciole innamorateal coro deivendemmiatorial rumore lontano dei carri che sfilano nella pianuraodorosa di fienoai cespugli immobili e neri come spettri nel raggiomisterioso della luna.

Penso alle lunghe notti d'inverno spazzate dal vento e dagliacquazzoniagli alberi che gemono nel temporalee vi raccontanofantastiche storie cui sorridono gli occhi dei vostri cariraccoltiintorno alla lampada domestica.

Penso alla mia fanciullezzache sembra sia tutta trascorsa in quellanota campagna; penso a quei collia quei vallonia quei sentieriaquella fontanadavanti alla quale è passata tanta genteche veniva dalontanoa quel cespuglio su cui moriva il sole d'autunno quel giorno incui vi passaste anche voicon meper l'ultima volta.

Quest'ultimo raggio di sole che mi è rimasto in cuore come un addiocome la vaga angoscia dei giorni spensierati dell'infanziache ci fapresentire le amarezze della vitacon un senso di vaga e dolorosadolcezza.

Penso a quel sasso in cui ho segnato il primo amore de' miei tredicianniquando non conoscevo ancora altri dolori all'infuori di quellicreatimi dalla mia fantasia.

Ora che il dolore so cosa siail dolore veroquelle che vi immerge leunghie nella carne viva e vi ricerca le fibre del cuorequello che vidivorava le lagrimele sensazioni e le ideequando la morte entrò nellavostra casa...; penso ancora a quei luoghia quelle scene serene che vitornano dinanzi agli occhi feroci come un'ironia nell'ora terribile diquell'angoscia; penso al muricciolo di quella fontana al quale si sonoappoggiati quelli che non son piùa quell'erba che si è piegata sotto iloro passia quelle pietre sulle quali si sono messi a sedere.

Ora l'erba è morta anch'essaed è risorta tante volte. Il sole l'habruciatae la pioggia fatta rinascere. Quando le nuove gemme hannoverdeggiato nella siepe lì accantone' bei giorni d'aprileessi nonsapevano più nulla di voimiei cari!

Io che sono rimastopenso a quell'erba che non è più la stessaaquelle pietre che dureranno ancoramentre voi siete passati su di loro -e per sempre; penso che dell'altra erba spunta e muore fra le pietre dellavostra fossa; e quando penso che lo strazio feroce di questo dolore non èpiù così vivo dentro di meche ogni strappo dell'anima lentamente varimarginandosimi viene uno sconforto amaroun senso desolato del nullad'ogni cosa umanase non dura nemmeno il doloree vorrei sdraiarmi suquell'erbasotto quei sassianch'io nel sonnonel gran sonno.